Focalizzarsi e defocalizzarsi: l’arte di realizzare
Cosa ho fatto per realizzare i miei obiettivi.
Per poter realizzare ogni cosa, bisogna avere chiara l’idea, narrarla nel dettaglio, creare un piano d’azione e verificarne i risultati man mano. A questo, si aggiunga un’attenzione continua a chi tu sei adesso e a chi tu vuoi diventare. Non è un’aggiunta chiaramente, è una base da cui partire.
E’ un viaggio, un cammino ad andamento lento e rapido allo stesso tempo. Negli ultimi anni ho vissuto una rivoluzione personale e professionale che ha destabilizzato equilibri precedenti e ne ha creati di nuovi.
Mi sono chiesta cosa avessi fatto in particolare per raggiungere tutti gli obiettivi che mi ero prefissata. Ripensando, posso ricostruire alcuni atteggiamenti fondamentali.
Ho iniziato disegnando.
Ho creato dei “loghi” che rappresentassero per me i principali servizi che volevo offrire.
La rappresentazione grafica mi ha permesso una buona focalizzazione su ogni aspetto in modo specifico. Ne ho scritto la narrazione e ho immaginato di essere, in ognuno dei servizi, soddisfatta, centrata e sicura di me stessa. Scrivere è un atto importante. Crea traccia. E’ un’ancora. Serve per analizzare e analizzarsi.
E’ stato come costruire dei “contenitori alchemici” nei quali far circolare quell’energia necessaria per avviare i motori. Ho creato il portfolio e l’ho ufficializzato. La stampa sia grafica che narrativa è stata efficace per me perchè consentiva una “presenza” continua su “quel pezzo”. Soprattutto, è stato un lavoro che mi ha permesso di chiarificare le idee e di entrarci dentro meglio.
Ho impostato il mio piano d’azione.
Cosa potevo fare? In che modo potevo farmi conoscere? Maggiore presenza sui social, più eventi dal vivo, spazio umano dedicato alle persone con le quali più di tutte avrei voluto collaborare. Con mio stupore, molto di ciò che ho realizzato non era previsto in elenco. L’elenco tuttavia mi è servito per creare le azioni, le sequenze, le mie nuove abitudini.
Ho scardinato abitudini e convinzioni disfunzionali.
Si, abitudini. Ho scardinato tutte quelle che erano inutili, o quasi tutte. Ricordiamoci che non siamo perfetti e che il lavoro su se stessi pulisce ma lascia addosso qualche microbo fastidioso che crea la giusta allerta. Scardinare un’abitudine significa rompere una convinzione “mal narrata” e”ben direzionata” verso qualcosa che non desideri. Se lasci al bisogno il potere di guidare, non consentirai mai al “sogno” di manifestarsi. Bisogna avere il coraggio di scegliere. Non sempre “ciò che è bene fare” lo è per davvero. A volte è un procrastinare che può rompere dei sistemi nei quali hai fortemente creduto. A me è accaduto. Credevo in un progetto ma non ho avuto il coraggio di dire no quando lo sentivo, di azzardare quando sentivo che era il momento. Ho lasciato trascinarmi dal “è bene fare così” che io stessa mi ripetevo a mantra negativo e questo mi ha “direttamente trascinato fuori” da ciò che io stessa avevo creato. Ne sono stata pienamente responsabile. Pace! Non ci si può crocifiggere per sempre. Mi sono fatta una promessa: “da oggi realizzo ciò che amo alla follia“. Ha funzionato.
Più facevo, più dimenticavo le “mie carte della felicità”, i loghi. Pian piano sono andati in secondo piano. Mi sono completamente defocalizzata da essi. Ho pensato ad agire e che cosa è successo? Ho realizzato tutto quello che le mie carte avevano già narrato.
Ero con esse entrata nel campo del già esaudito: intenzione chiara ed emozione elevata associata, sono gli ingredienti di base per la realizzazione.
La questione è chiarire l’intento. Cosa vuoi fare per davvero? Data una prima risposta, ho fatto quello che fanno i bambini: me la sono disegnata e mi sono divertita.
Spesso, la difficoltà di realizzare è legata a questo “aspetto primordiale” di una buona pianificazione. I tempi sono arrivati dopo. Ero troppo occupata a fare.
Ho imparato a festeggiare i traguardi. La questione non è raggiungerli, è rintracciarli.
Ogni volta che ho raggiunto un obiettivo, ho festeggiato e ogni qualvolta mi sembrava di non arrivare ho lasciato che accadesse. La questione sui traguardi era capire di raggiungerli. In passato li avevo raggiunti ma non li avevo valorizzati. Eccesso di umiltà? No, direi bassa autostima. Pian piano ho imparato a vederli nelle piccole cose e per fortuna che sono astemia. A forza di brindare, mi sarei beccata una dipendenza. A scanzo di equivoci, festeggia evitando di debordare.
Realizzarsi è meraviglioso. Offre sia discese che salite perchè è un andamento, un andare di una mente direttamente collegata al cuore. Alcune giornate sono state difficili, molto difficili perchè ogni attività ti mette davanti a te stesso,alle tue emozioni. Ho affrontato rabbia, paura, tristezza, risentimento, frustrazione. E’ inutile raccontare solo il roseo, bisogna raccontare anche la “materia oscura”, quel turbinio di pensieri, abitudini ed emozioni che si innesca e a volte travolge e soggioga. Bisogna imparare a gestirlo e questo comporta impegno, responsabiltà, presenza, capacità di focalizzarsi e defocalizzarsi, di entrare ed uscire nella consapevolezza che se è chiaro per te chi vuoi essere, saranno sempre più chiare le azioni che metterai in campo.
Il tutto è fare il primo coraggioso e timido passo.
Niente scuse. Ci saranno cadute, sonori f…lo a chichessia, piagnistei, lamenti e poi ci saranno le risalite, sonori “grazie”, propositività, azione e risultati.
Non esiste la perfezione, esiste una benedetta imperfezione. Non esiste “sono yeah h 24”, esiste un “mi sento a terra” e “sto bene”. Ambivalenze che creano movimento e spingono a scegliere.
Ho scelto l’ironia.
Ho scelto di adottare un atteggiamento ironico. Rido e mi prendo in giro quanto più posso. Quando sono arrabbiata mi dico “a parole tue vai a quel paese”, poi ritorno e “ritorno a casa più consapevole”. A volte perdo il controllo ma ho imparato a riprendermelo. Quanto è prezioso, quanto è prezioso riprendersi il potere quando cadi e ti fai male, quando sbagli e devi imparare. Quanto è bello raddrizzare le spalle, sentire i muscoli delle gambe risollerversi. Quanto è bello il respiro che si libera, il sorriso che si espande e le mani che accolgono con gioia i risultati del tuo cammino.
Ho smesso di rimandare.
Si dice: “non rimandare a domani, quello che puoi fare oggi”. Saggezza popolare ad alto impatto. Un atteggiamento costruttivo che ti permette di stare in presenza.
Ho chiesto aiuto.
Io credo che tutti dovrebbero fare un percorso di crescita personale mirato. Sono di parte, lo ammetto e lo affermo. Quando ho avuto bisogno ho chiesto la supervisione e ne ho ottenuto dei grandi benefici. C’è bisogno di qualcuno che ti aiuti a vedere ciò che in un dato momento non riesci nemmeno a percepire. C’è bisogmo di qualcuno che ti dia quel meraviglioso e benedetto calcio in … e ti dica, sorridendo, come faccio io di solito, “alzati e cammina”. Non sono Gesù, magari lo fossi. Alzati e cammina significa agisci per cambiare il tuo destino. Arrivata ad un certo punto, io mi sono fatta la domanda: “cosa amo fare alla follia”? Ho risposto. E’ stato sufficiente? Certo che no, assolutamente.
Ho dovuto assumermi la responsabilità dell’azione.
Ho fatto scelte dolorose. Alcune me le sarei evitate ma a quel punto, ho preso coscienza che quando le prendi, per ricaduta, anche gli altri prendono le loro. Per cui non sempre è possibile continuare insieme. A volte è necessario procedere in solitaria per poi riprendere insieme ad un livello più profondo. Non che prima fossi superficiale e che le situazioni che vivevo non fossero autentitiche. Lo erano,caspita se lo erano ma non erano più allineate a quello che sentivo esplodere dentro ed io non mi gestivo più.
Ho imparato a dirmi Brava!
Se penso al rischio che mi sono accollata, mi giro verso di me e mi stringo la mano. Ho imparato a dirmi: “brava”! Non me lo dicevo più. Dicevo più spesso: “gli altri sono bravi, se sono qui lo devo a loro, io non sono capace”. Ecco perchè il “boccaccio delle parole”: avevo bisogno di un codice linguistico nuovo, più adatto alla mia natura. All’inizio lo guardavo e pensavo fosse banale. Poi, ho cominciato a fidarmi delle mie intuizioni ed è diventato lo strumento principale. Da esso sono derivate tutte le altre straordinarie esperienze formative che propongo in giro per l’Italia.
Ho scelto un si ricercato e voluto e un no sentito.
Cosa ho imparato? Ad agire amando alla follia quello che faccio e infischiandomene di quello che poteva portarmi un si scontato. Ho scelto un si ricercato, voluto, sentito, per niente di moda, di tendenza solo con il cuore. Ho imparato a dire no. Se non mi risuona per me è no. E’ stato un insegnamento importante. Se avessi ascoltato le mie intuizioni, mi sarei evitata alcune esperienze dolorose. Le benedico perchè ne ho tratto risorse ma adesso mi ascolto di più.
Mi sono innamorata.
E’ stata la fonte più creativa della mia esistenza. Rimane il segreto più svelato della storia. Potrei raccontare di più, ma in questo caso la migliore narrazione è l’affermazione stessa.
Se vuoi iniziare un percorso di crescita personale o professionale o vuoi richiedere una consulenza per approfondire l’argomento scrivimi a eventiscritti@gmail.com e fisseremo un apputamento.