A PAROLE MIE è un format nato per la mia passione per l’uso saggio delle parole.
Un vero e proprio cammino per dare valore a se stessi e agli altri.
Studi scientifici hanno dimostrato ciò che io avevo intuito già tanti anni fa.
La parola è vibrazione. In quanto tale entra nel campo dell’essere umano producendo non solo un impatto emotivo ma anche un cambiamento biochimico.
Questo è l’assunto di base dal quale parto per far comprendere e sperimentare in che modo le parole condizionino l’esistenza in tutti i sensi.
Queste quattro ore servono per acquisire una serie di strumenti utili per migliorare il prorprio dialogo interiore.
LA PARTENZA È UGUALE: SEI TU.
Questi strumenti funzionano all’esterno quando sono in risonanza con l’interno.
IO e TU sono osmotici: si influenzano reciprocamente con gli intenti, i suoni, i contatti fisici.
Tra IO e TU non c’è un muro di cemento armato, ma una BARRIERA SEMIPERMEABILE che fa entrare ed uscire costantemente informazioni.
Queste informazioni vengono “accolte”, “interpretate secondo i propri filtri valoriali ed esperenziali” e utilizzate per rispondere.
La risposta è dunque frutto di un’interpretazione.
Quest’ultima può mantenere la fluidità della relazione o renderla più complicata fino a farla interrompere.
Comprendere quali sono i valori che abbiamo e le sensazioni e i sentimenti che proviamo quando siamo in contatto con una persona è fondamentale per trarre da quella relazione il buono, l’utile e il vero necessario per sentire di esserselo goduto quel momento.
E si. Bisogna imparare a “godere” delle interazioni e delle relazioni, senza ingordigia e avarizia ma con apertura di cuore e umiltà.
Bisogna quindi imparare a distinguere chi usa come valori “l’ingordigia e l’avarizia” e chi l’umiltà e generosità.
Da entrambi si impara, se sai riconoscere gli intenti attraverso l’analisi delle parole, del non verbale e del paraverbale.
Riconoscere “l’ingordo” significa prevenire l’eventuale manipolazione che può derivarne.
Ti è mai capitato di ricevere proposte di lavoro da persone che in apparenza sembravano “pulite” ma anche invece sentivano avessero uno scopo mascherato?
Quel “sentire” è il frutto di un’elaborazione immediata del cervello rettiliano che comprende subito se è di fronte ad un pericolo o meno. Questo frutto è spesso “sotto soglia” quando non si tratta di un pericolo di vita in senso fisico. Eppure il pericolo che si corre è di essere “usati”. La presa di coscienza in questo senso aiuta ad evitare che ciò accada.
Riconoscere il “generoso” significa interagire alla pari e ottenere ciò che desideri dando in cambio ciò che desidera l’interlocutore.
Perchè ho usato le virgolette per ingordo e generoso?
Perchè sono etichette arbitrarie che mi aiutano a spiegare il concetto. Di fatto durante un’interazione possiamo giocare entrambi i ruoli ed essere, diciamo così, vittime e carnefici della manipolazione.
Ecco perchè il lavoro parte sempre da noi stessi. Quando lo fai per ricaduta migliorano i rapporti con l’altro e ciò che ne risulta è una maggiore godibilità della relazione, una maggiore creatività ed un apprendimento più profondo e duraturo.
Vieni anche tu a vivere A PAROLE MIE.
In questo mese sarà:
23 settembre a San Marco Argentano (CS)
30 settembre a Cucciago (CO)
