A te madre, la prima patria del mio esistere terreno. Benedetta tu sia per avermi accolta e accettata per quella che sono.
Che ogni tuo passo continui ad essere fertile d’amore.
Ogni tuo respiro, un soffio di speranza.
Benedetti siano tutti i ventri delle donne che permettono alle anime di incarnarsi e realizzarsi.
Una mia amica mi ha chiesto come abbia fattoa concentrare in un libro così piccolo, Ad un passo da noi, così tanti concetti. Ho risposto di non saperlo. In effetti non avevo mai fatto caso a quello che mi si stava facendo notare.
E c’è anche la madre. Ce ne sono tante: la madre-dea, la madre biologica, la madre adottiva, la madre miracolata, la madre saggia, la madre fragile.
Ognuna porta il suo messaggio.
I popoli antichi, molto più moderni di noi, veneravano la Madre. La prima fra tutte, la Terra. Quella che maltrattiamo con le peggiori nefandezze e da cui deriva ogni nostra possibilità di esistere.
In Ad un passo da noi fra tutte c’è Hathor, la dea della danza, della gioia e della fertilità. Gli Egiziani la festeggiavamo per ringraziarla dell’abbondanza che ricevevano e per quella che auspicavano di poter avere in futuro. È fantastico come in un’unica divinità avessero legato la gioia, la danza e la fecondità. Io credo sia un’ALCHIMIA DI PAROLE che fa riflettere sull’importanza dell’esistenza.
Poi c’è Cornelia, la madre biologica. Una donna di spiccata sensibilità. Osservatrice attenta e accompagnatrice più che educatrice nel senso stretto. “Cerca la bellezza ovunque perchè è come una crema invisibile cosparsa su tutta l’umanità”: è questo il suo messaggio.
C’è la madre adottiva della piccola Fabia. Nel romanzo è così discreta che ho faticato anch’io a “notarla”. Eppure lei rappresenta l’accoglienza. Le viene affidata una bambina, quella che aveva sperato di avere e che non si è mai annidata nel suo ventre. Eppure è arrivata a renderla madre.
Ce ne sono altre, la madre di Julia fragile e innamorata di un amore possibile ma invivibile. La nonna di Julia, saggia, presente e capace di comprendere che tutto ciò che accade nella vita è figlio di decisioni non solo individuali ma inconsciamente collettive. Ci sono infine le madri “miracolate”: due donne che sono state esaudite nel loro desiderio di essere madri.
Ognuno ha i suoi motivi per volerlo esserlo.
Qualsiasi sia, questa umanità ha bisogno di “ventri sacri per anime divine”. Dovrebbe bastar questo, per sforzarsi ogni giorno di essere migliori di ieri, liberi dal desiderio e fertili di amore incondizionato e disinteressato.
Il 26 e 27 maggio corso di Alchimia Narrativa. Per informazioni eventiscritti@gmail.com
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