Il giorno della festa


C’è qualcosa di magico nei giorni che precede la festa, almeno a casa mia. Mia madre si prepara dando il meglio di sè in cucina: la tradizione gastronomica è rispettata. Braciole di riso rigorosamente impastate e fritte da papà, melanzane ripiene preparate con cura, lasagne fatte a mano. I profumi si mescolano e quando arrivano al naso sai già che di lì a poco arriveranno gli ospiti e si ripeterà il rito, come accadeva a casa della nonna, della bisnonna, fino a chissà quale anno indietro. Quest’anno per me ha un altro sapore. La banda  di Santa Maria di Corazzo a prima mattina ci rallegra con la sua musicalità: c’è un simpatico intruso! un bambino con gli occhiali da sole che segue il papà, forse il nonno. Non ho guardato con attenzione. Le note si avvicinano al mio orecchio riportandomi a quando ero piccina ed ero pronta per le bancarelle. Quando si allontanano ritorno al presente, alle emozioni di oggi. Lo stupore si confonde con il disorientamento. Le notti passate sono per lo più insonni e l’umore si alza e si abbassa come fosse il volume di una radio. Intanto i miei nipoti giocano tra loro: uno porta in giro un orsacchiotto, Chitarrino (compagno delle mie notti di bimba), l’altra porta in giro una tartaruga, comprata all’aeroporto una settimana fa. Per loro è sempre festa, oggi ancora di più perchè si rivedono dopo due settimane. E’ una bella giornata di sole, fa caldo. I pensieri vanno e vengono, veloci alcuni, lenti altri. I profumi della tavola apparecchiata mi riportano a qualche ora prima, alla preparazione: mi piace cucinare con i miei. Mi piace creare memoria nelle mie mani della bellezza di prendersi cura degli altri con il cibo. Le sfoglie di lasagne, porose al punto giusto, fatte di farina di grano e di farina integrale, scivolano una ad una sul tavolo e poi nella pentola piena d’acqua bollente per prendere maggiore consistenza. E’ un attimo e sono già nella teglia cosparse di sugo, formaggio, uova sode e formaggino. In men che non si dica pesano più di me e hanno già trovato riparo nel forno. Mentre cuociono tranquille, tocca alle melanzane. Quest’anno c’è anche la variante senza formaggio per me. Con scioltezza e velocità le barchette si riempiono di polpa di melanzana, provola e qualche altro ingrediente segreto. Ad una ad una, in fila come un piccolo esercito riempiono anche loro la teglia e sono pronte per essere cotte. Stesso destino per i peperoni. E’ inevitabile sentire l’acquolina in bocca! Ne prepariamo oltre cinquanta e mia madre, educata all’abbondanza, si preoccupa e chiede come sempre: “basteranno?” Lo sappiamo che le mangeremo a pranzo, a cena e con i bucatini il giorno dopo. Ma anche quello è un rito che va vissuto. Non so esprimere a parole la meraviglia di queste ore accanto a mia madre e mio padre. So che per me sono fonte di nutrimento. La festa della Madonna del Carmine a Carlopoli, nella famiglia Pettinato è questo: amore; amore in ogni forma, per ogni gusto, per tutti gli istanti di condivisione che ci sono stati, che ci sono e ci saranno. E’ quasi pronto, stiamo per servire la prima pietanza. Cominciano a sentirsi le voci. Qualcuno di importante è assente ma presente nell’anima: accendo una candela perchè la sua luce continui a brillare. Le emozioni si accavallano, è festa! Mi sento disorientata, non so cosa fare, come muovermi. Mi chiedo se ho dato abbastanza di me fino ad adesso ed un pò ho paura di darmi una risposta. Bisogna che si vada avanti con la consapevolezza che non si può essere sempre al top, che ci sono momenti in cui proprio non riesco ad essere quella che vorrei. Bisogna che si vada avanti, è festa! 

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