La
potenza di essere è più forte della caducità dell’apparire; purchè tu sia ciò
che sei, sia tutto ciò che desideri. Parto da qui per descrivere le
emozioni che ho provato ieri a Rogliano alla presentazione di Sognando la meta.
Ho scelto di andare in una fioreria perchè penso che ogni luogo sia adatto per
realizzare i propri propositi. La scelta di contesti non convenzionali per
parlare del mio lavoro sta diventando sempre più importante. E se penso al
passato mi accorgo che non è un fatto isolato ma quasi un modo di essere. Se
ritorno con la memoria all’Albatros, un’associazione alla quale io devo
moltissimo dal punto di vista emotivo, che mi ha aiutata a crescere e a
incontrare persone davvero importanti e speciali, che ancora oggi camminano
sicuri nella mia anima e mi aiutano in qualche modo a orientarmi nel mare
magnum delle possibilità, non posso che ricordare che i momenti più belli
li abbiamo vissuti invece che in una stanza, la famosa sede, nei giardini,
nelle piazze. Ed anche quando abbiamo scelto luoghi convenzionali, abbiamo
comunque adottato modalità diverse rispetto a quelle che potevano essere le
aspettative dei più. E’ possibile che io riporti nel presente il gusto di quel
fare e che questo sia ormai il modo in cui mi esprimo meglio, che mi mette
profondamente a mio agio. Entrare in fioreria e vedere la cura di Susanna che
l’ha sistemata per renderla ancora più accogliente sarebbe stato di per sè già
sufficiente per tornare a casa con un sentimento di gratitudine e la
gratificazione di chi si sente accolta. I colori dei fiori e quelli accesi dei
suoi lavori all’uncinetto mi hanno fatto subito sentire nel posto giusto: tra
un gufo e una matita gigante ho avuto la sensazione che lì dentro ci fosse la
parola del libro, la creatività delle mani e la gioia di mettere insieme i
talenti e vivere il momento con il proposito di consegnarlo all’eternità. Nel
giro di poco sono arrivate delle persone, tutte stupite dalla location, ed è
iniziato un nuovo viaggio. Accanto a me ancora Graziella e le sue nuove
riflessioni: le domande poste per capire un pò di più i miei proposti, le
risposte date con la mia solita sospensione, quasi come se ogni volta che mi si
dice di parlare dei miei personaggi, io debba ricostruirli al momento. Ogni
volta è come se fossi seduta alla scrivania davanti al computer in preda
all’entusiasmo di raccontare una storia. Il mio pubblico è attento: lo è tanto
che alla fine mi sembra che non vogliano alzarsi, che vogliano restare ancora
lì a farmi compagnia e a farsi accompagnare nel mio mondo. Me lo conferma mamma
qualche ora dopo quando mi dice che se non fosse stato per la necessità di
aprire i loro negozi, sarebbero rimasti lì ad ascoltarmi. Mi dice che li ho
incantati e mi chiede come faccio, dove trovo le parole. Io non lo so, so
semplicemente che ho qualcosa da dire. Come al solito ormai, si avvicinano per
la dedica ed ogni volta è un’emozione: quale messaggio inviare a degli
sconosciuti? mi fermo un attimo li guardo e scrivo. Penso, sarà quello che deve.
Per l’occasione ho indossato una cintura a fascia e le scarpe rosse non sapendo
che Graziella avrebbe parlato del mago di Oz e penso che è così, hanno lo
stesso significato: la magia dell’immaginazione e la potenza della realtà.
Volevo avere qualcosa che desse il senso della mia passione e volevo sentirmi a
mio agio nella cura di me. Tutto è andato oltre le aspettative, come sempre, e
questa certezza mi ha fatto andare dritta al rugby e all’oltre meta. Succede
questo ogni volta che raggiunto un traguardo: ti accorgi che sei già pronto a
proseguire, che ci sono nuovi cieli da conoscere, nuove terre da esplorare. L’emozione
più forte che provo è quella che ogni volta che si parla di Sognando la meta,
ogni volta che qualcuno lo legge, la storia va oltre l’ultimo punto e prosegue,
parallelamente al mio, altri percorsi. Un giorno forse queste rette si
incontreranno e all’incrocio dove Ettore e Sofia si sono guardati per la prima
volta, accadrà una nuova magia tutta per me e per chi come me continua a
pensare che il modo migliore di sognare
è realizzare nel presente i propri sogni. Io mio auguro che ogni luogo
diventi quello ideale dove sedersi a presentare un libro perché vivere questa
esperienza non è solo un modo per far conoscere il proprio mondo narrativo, ma
un modo per condividere emozioni ancorandole ai posti. Ancorare le emozioni ai
luoghi è un modo per farli vivere da un’altra prospettiva e amarli per la
bellezza che mostrano ma ancor di più per quella che creano accogliendo. Una fioreria, una piazza, un cortile, un’abbazia,
una terrazza, un ristorante, un campo sono ormai testimoni di quanto bella sia
diventata la mia vita da quando ho deciso di seguire la passione di quella
bambina che scriveva velocemente con l’entusiasmo di chi scopre di provare
piacere a fare qualcosa, con la voglia di fare bene, con la paura di sbagliare
che diventa possibilità di concentrarsi meglio e con la certezza che i due
accenti non messi sulle “e” sono ormai le ali che le stanno permettendo di
vivere la sua avventura. Ecco allora che la frase con la quale ho iniziato
questo post è quella con la quale lascio te che mi stai leggendo fino all’ultima
parola: la potenza di essere è più forte
della caducità dell’apparire; purchè tu sia ciò che sei, sia tutto ciò che
desideri.