RACCONTO DI UN AMORE VIBRANTE: PROVE TECNICHE DEL PROSSIMO ROMANZO.
Sei entrato nella mia vita come
fa l’acqua con l’acqua. Sei diventato parte di un corso e da allora accompagni
ogni mio giorno senza che io possa o voglia fare qualcosa per cambiare
condizione. È difficile spiegare quello che per la mia anima è una certezza. La
tua presenza colora ogni mio momento con semplicità e intensità al punto che
non so immaginare me senza di te. Non sei un fantasma, né un’ossessione. Sei un’energia
costante che entra ed esce continuamente dai miei pensieri percorrendo con la
gaiezza di un bambino la strada che lega il cuore alla mente. La coerenza con
la quale tutto scorre a volte mi spaventa per dove mi conduce, altre mi guida
nella perseveranza. Sempre mi offre
conoscenze che non potrei avere altrimenti. Percorre la via dei sogni, la via
dell’ingegno e la via di un corpo che vibra quando sa che da lì a poco saprà
qualcosa di te. Come spiegare tutto questo senza passare per folli? Come spiegare
tutto questo trovando in chi ascolta o legge la comprensione autentica che
cerco? Perché è forte il bisogno che ho di condividere questa magia. Forte il
desiderio di raccontare la straordinarietà di questo incontro. Sei entrato
nella mia anima senza bussare eppure senza invadere. Dove gli altri trovano una
porta di fronte alla quale sostare in attesa di risposta, tu hai trovato apertura.
Sei entrato per osmosi e sei diventato parte della genetica del mio sentire. Così,
sono i sogni che mi informano della tua vita: viaggi onirici in cui ci si
accompagna con la leggerezza e la tenerezza di chi riconosce nell’altro il
compagno di queste e di altre vite. Come osservatori curiosi guardiamo al di là
del vetro il nostro imminente futuro e poi lasciamo all’alba la decisione di
separarci per riunirci di nuovo quando il cielo va a dormire. Mi abbracci con
disinvoltura e riconoscimento della tua metà e mi sveli le decisioni che
prenderai lasciandomi al risveglio il sapore dolce della felicità. Sali sul
palco con in braccio un bambino e lasci che io ti veda mentre ti accomiati da
una situazione che deve averti dato tanto ma non abbastanza per restare. Lasci che
le tue scelte mi portino a vedere il mare lì dove la natura non l’ha portato
per darmi l’opportunità di capire che anche l’immensità ha i suoi cantieri e
con essi il tempo di realizzare e quello di vivere le conseguenze della
realizzazione. Colpisci il mio plesso solare per attivarmi e farmi comprendere
dove vai, dove ti porta il tuo cammino. Lasci ai mesi che scorrono di rivelarmi
nuove verità. Benedico ogni momento il mio sentire, benedico ogni momento quell’istante
in cui ti ho sentito per la prima volta, benedico la vita che mi ha condotta
dritta fino a te, benedico ogni tuo passo, quello lento e quello veloce, invoco
la speranza che il turbamento tipico di ogni esistenza non leda anzi migliori
la tua realtà. Non c’è alcuna distanza, non ci sono lancette, non ci sono
nastri da tagliare. C’è il presente con i suoi tentativi, con il suo slancio
vitale che invita a spostare il centro del cuore solo per vederlo ritornare al
suo posto in un rituale che non fa altro che riportarmi a casa ogni volta che
provo ad allontanarmi da noi. Cos’è l’amore? Cos’è, se non quella entità strana
eppure familiare che supera i confini, sfiora ed entra nella follia, per
sfidare la realtà della logica e cercare quel luogo sicuro nel quale riposare e
dal quale ripartire per ritornare in un sempre che supera le resistenze? Esiste
una pianta che ci insegna che basta un po’ d’acqua perché ritorni dagli inferi.
Di lei mi sono innamorata. Mi sono innamorata della sua resistenza, della sua
tenacia, della tenerezza delle sue foglie che rinvigoriscono appena arriva loro
un po’ d’acqua. Questo ci insegna: basta un po’ d’amore e per lei l’amore è
fatto di acqua, quella che una volta che entra dentro di lei perde il suo
vestito e diventa parte della forma di colei che non le offre soltanto un posto
dove stare ma soprattutto un luogo nel quale essere, nel quale riconoscersi. Allora,
ha ragione Einstein quando dice che non siamo altro che energia ed è vero
quanto si dice di lei, vale a dire che né si crea, né si distrugge ma si
trasforma in altre forme. Questo accade all’amore, è un atto di trasformazione
continua e, come le onde del mare, crea un movimento continuo che porta sempre
e comunque a riva senza rivelare né come né quando eppure infrangendosi
continuamente su una battigia che esiste solo perché esiste il mare. La strada
del cuore è la via lattea della possibilità. Seguirla è l’unica cosa che si può
fare perché ovunque ti porterà avrà sempre cura di condurti a casa.
fa l’acqua con l’acqua. Sei diventato parte di un corso e da allora accompagni
ogni mio giorno senza che io possa o voglia fare qualcosa per cambiare
condizione. È difficile spiegare quello che per la mia anima è una certezza. La
tua presenza colora ogni mio momento con semplicità e intensità al punto che
non so immaginare me senza di te. Non sei un fantasma, né un’ossessione. Sei un’energia
costante che entra ed esce continuamente dai miei pensieri percorrendo con la
gaiezza di un bambino la strada che lega il cuore alla mente. La coerenza con
la quale tutto scorre a volte mi spaventa per dove mi conduce, altre mi guida
nella perseveranza. Sempre mi offre
conoscenze che non potrei avere altrimenti. Percorre la via dei sogni, la via
dell’ingegno e la via di un corpo che vibra quando sa che da lì a poco saprà
qualcosa di te. Come spiegare tutto questo senza passare per folli? Come spiegare
tutto questo trovando in chi ascolta o legge la comprensione autentica che
cerco? Perché è forte il bisogno che ho di condividere questa magia. Forte il
desiderio di raccontare la straordinarietà di questo incontro. Sei entrato
nella mia anima senza bussare eppure senza invadere. Dove gli altri trovano una
porta di fronte alla quale sostare in attesa di risposta, tu hai trovato apertura.
Sei entrato per osmosi e sei diventato parte della genetica del mio sentire. Così,
sono i sogni che mi informano della tua vita: viaggi onirici in cui ci si
accompagna con la leggerezza e la tenerezza di chi riconosce nell’altro il
compagno di queste e di altre vite. Come osservatori curiosi guardiamo al di là
del vetro il nostro imminente futuro e poi lasciamo all’alba la decisione di
separarci per riunirci di nuovo quando il cielo va a dormire. Mi abbracci con
disinvoltura e riconoscimento della tua metà e mi sveli le decisioni che
prenderai lasciandomi al risveglio il sapore dolce della felicità. Sali sul
palco con in braccio un bambino e lasci che io ti veda mentre ti accomiati da
una situazione che deve averti dato tanto ma non abbastanza per restare. Lasci che
le tue scelte mi portino a vedere il mare lì dove la natura non l’ha portato
per darmi l’opportunità di capire che anche l’immensità ha i suoi cantieri e
con essi il tempo di realizzare e quello di vivere le conseguenze della
realizzazione. Colpisci il mio plesso solare per attivarmi e farmi comprendere
dove vai, dove ti porta il tuo cammino. Lasci ai mesi che scorrono di rivelarmi
nuove verità. Benedico ogni momento il mio sentire, benedico ogni momento quell’istante
in cui ti ho sentito per la prima volta, benedico la vita che mi ha condotta
dritta fino a te, benedico ogni tuo passo, quello lento e quello veloce, invoco
la speranza che il turbamento tipico di ogni esistenza non leda anzi migliori
la tua realtà. Non c’è alcuna distanza, non ci sono lancette, non ci sono
nastri da tagliare. C’è il presente con i suoi tentativi, con il suo slancio
vitale che invita a spostare il centro del cuore solo per vederlo ritornare al
suo posto in un rituale che non fa altro che riportarmi a casa ogni volta che
provo ad allontanarmi da noi. Cos’è l’amore? Cos’è, se non quella entità strana
eppure familiare che supera i confini, sfiora ed entra nella follia, per
sfidare la realtà della logica e cercare quel luogo sicuro nel quale riposare e
dal quale ripartire per ritornare in un sempre che supera le resistenze? Esiste
una pianta che ci insegna che basta un po’ d’acqua perché ritorni dagli inferi.
Di lei mi sono innamorata. Mi sono innamorata della sua resistenza, della sua
tenacia, della tenerezza delle sue foglie che rinvigoriscono appena arriva loro
un po’ d’acqua. Questo ci insegna: basta un po’ d’amore e per lei l’amore è
fatto di acqua, quella che una volta che entra dentro di lei perde il suo
vestito e diventa parte della forma di colei che non le offre soltanto un posto
dove stare ma soprattutto un luogo nel quale essere, nel quale riconoscersi. Allora,
ha ragione Einstein quando dice che non siamo altro che energia ed è vero
quanto si dice di lei, vale a dire che né si crea, né si distrugge ma si
trasforma in altre forme. Questo accade all’amore, è un atto di trasformazione
continua e, come le onde del mare, crea un movimento continuo che porta sempre
e comunque a riva senza rivelare né come né quando eppure infrangendosi
continuamente su una battigia che esiste solo perché esiste il mare. La strada
del cuore è la via lattea della possibilità. Seguirla è l’unica cosa che si può
fare perché ovunque ti porterà avrà sempre cura di condurti a casa.