Le pietre, Eschilo e lo stupore.


Avvolta nel calore delle coperte
del suo letto, si addormenta con i soliti pensieri o forse no. Non ricorda.
Sarebbe stato uno dei tanti sogni, uno di quelli che al risveglio quasi non si
ricordano più, se non fosse che, inspiegabilmente, si dipana nei suoi elementi
e si materializza gradualmente nella realtà. La scienza dei sogni è un mondo
controverso, va contro e va verso costantemente e per questa sua natura
instabile non lascia certezze se non quelle che riusciamo a cogliere.

Due persone, un uomo e una
donna; un incrocio di anime che si sono riconosciute e due percorsi separati ma
con lo stesso ritmo, con gli stessi alti e bassi, con gli stessi sentimenti di
fallimento, in alcuni momenti, e di successo in altri. Ogni istante ha
insegnato loro qualcosa di importante; per questo le loro più intime essenze
hanno preso ad incontrarsi nei sogni. Forse
accade proprio questo: arrivati ad un certo punto, quando l’energia scalpita
per essere incanalata nel modo più consono, scava un canale nella profondità
del cuore e fa scorrere l’acqua della vita facendola poi zampillare nella
fontana dei sogni per dissetare, per offrire un luogo nel quale trovare senso
al proprio girovagare nel mondo
.
Una veneziana che rivela nei
suoi spazi un museo. Ci sono delle pietre eschilee (così dice lui) e accanto
uno stendardo di iuta; su questo tessuto dai profumi antichi ci sono dei
simboli che la coscienza non ha considerato. Le pietre sono sistemate su un
tavolo lungo e sono a tratti colorate.
Si aprono gli occhi e il tempo
fa il suo percorso.
Chi è Eschilo? Cosa vuole dire
lui? Cosa vuole capire lei?
Eschilo, un drammaturgo greco,
colui che si ritiene essere l’iniziatore della tragedia greca, nelle Supplici dà
voce ad Afrodite, dea dell’amore, con queste meravigliose parole: « Il sacro cielo sente il desiderio di
penetrare la terra, la terra desidera le nozze: la pioggia, figlia del cielo,
feconda la terra ed essa genera agli uomini le greggi e il frutto di Demetra,
e i germogli di primavera maturano da queste umide nozze: di tutto ciò io sono
la causa
. »
L’intento è affermare l’amore
quale legge universale. E c’è il
desiderio di incontrarsi “carnalmente” dove la carne è l’altare del sentimento
più sublime e semplice che possiamo provare; c’è la fecondazione della terra e
i germogli quale frutto di questo gesto sacro tra due elementi che hanno senso
solo perché vivono l’uno per l’altro al punto che l’orizzonte è l’emblema di un
eterno amore che sfugge all’occhio ma non alle profondità dell’essere
.
Queste metafore la riportano a quella del seme, del suo viaggio dal dentro al
fuori per esplodere nella sua bellezza, a quella dei semi fragili che lottano
per esprimere la loro natura, a quelli che nascono nei luoghi più impervi,
senza paura né codardia, ma solo coraggio indipendentemente da tutto. Piccolo seme fragile, io sono con te perché sei
parte di me, perché so che fiorirai, perché so che ce la farai, perché il tuo
sbocciare darà speranza, gioia, perché il vento porterà i tuoi “frutti” proprio
lì dove sarà necessario. Io sto dalla tua parte, accompagno il tuo cammino, perché
il tuo passo ha bisogno dei miei piedi
. Wow, pensa! È questo il messaggio:
l’amore e il seme.
Appena sveglia approda
apparentemente su nuovi lidi: il museo e il suo stendardo sono premonitori di
un successo insperato. I brividi percorrono la sua schiena nel rendersi conto
che c’erano già, nel suo mondo onirico, risposte non considerate.
Ha tutti gli elementi del sogno
nella realtà.
Passano dieci mesi e ritornano i
brividi: le pietre non considerate e nuovamente Eschilo la portano dritta a lui
e scopre, estasiata dal potere dell’amore, che, nello stesso periodo, hanno
fatto gli stessi passi. Lui con le pietre, lei con il museo.  Il poeta greco è si Afrodite ma è anche il
luogo nel quale abita lui.
Il confine tra il sogno e la
realtà è sottile, a volte è addirittura inesistente. La mente allineata con il cuore può condurti nel futuro a tutta velocità.
Non è dato sapere quando, è dato vivere l’adesso. Quindi, non ci resta che dare
ascolto alle voci della notte, alle meraviglie del sonno profondo. Non ci resta
che lasciare che tutto accada e che i nostri occhi sappiano vedere quel
particolare che, nutrendosi del tempo e dell’attesa, saprà stupirci e
rasserenarci.

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