Sono solo un calabrone


Un calabrone, anche prima di succhiare il nettare da un fiore, crea un’atmosfera incantata di gioia e delizia, mentre si libra in volo, ronza e danza intorno al fiore. Prende pochissimo nettare da un fiore e poi si sposta verso un altro. Di fatto, dà al fiore più di quanto prenda da esso. Intona un canto allegro e felicemente impollina le piante, aiutandole, così a prosperare: ciò dimostra chiaramente l’arte e la gioia di donare. 
Non conoscevo questa storia, di questo insetto sapevo che ha delle ali che non sono proporzionate alla sua stazza e che questo non gli impedisce di volare.
Due metafore che me lo fanno apprezzare, che mi consentono di aprire il cuore al suo modo di essere, così particolare, così speciale. 
Lui non sa e vola, lui non vuole molto per sè eppure dà molto, lui danza, canta e corteggia il fiore più che per saziarsi per portare nuova linfa alle piante. Ha un grande obiettivo: contribuire alla prosperità. Me lo immagino ronzare con grazia e delicatezza nei prati alla ricerca del fiore che “più lo emozionerà” e al quale offrirà tutto se stesso senza riserve. Lui conosce bene la legge dell’Universo, quella secondo la quale prima di ricevere bisogna dare, prima di ricevere amore bisogna donarlo, prima di essere riconosciuto bisogna riconoscere l’altro. Me lo immagino mentre rotea come fosse un ballerino sicuro di sè, connesso con il suo cuore e con quella terra che gli offre un prato sul quale stare e un cielo nel quale far vibrare le sue ali.
Il calabrone è una creatura meravigliosa. Il suo canto non è più un rumore fastidioso, è una melodia fatta di pause, fatta di velocità e di lentezza, fatta di emozioni e di poesia. Canta e danza il calabrone per il suo fiore ed il fiore è per lui l’essere più importante per il quale non solo dare il meglio di sè ma anche più di quello che si potrebbe offrire. C’è gentilezza nel suo agire, c’è amore nel suo esistere, c’è entusiasmo nella sua ricerca, c’è passione nel suo unirsi per qualche istante di eternità alla fonte del suo nutrimento.
Il calabrone è semplicemente sè stesso, con il suo “essere quello che è” contribuisce a generare bellezza nel mondo. Dà ogni volta il meglio di sè perché anche lui sa che tutto accade per un motivo. Apprezza il prato nel quale vive perché danza e canta senza risparmiarsi e sa che più cercherà i fiori, più i fiori saranno ovunque lui li cercherà. 
Quanto è bello farsi ispirare, quanto è bello lasciarsi stupire da ciò che si affaccia timidamente nel mondo della conoscenza! E lui è solo un calabrone!
L’arte della gioa e del donare del calabrone l’ho letta nel libro di Madan Kataria, Lo spirito interiore della risata… ho ho ha ha ancora una volta 🙂

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