Un pò come Ettore e Sergio di Sognando la meta, anch’io mi appresto a vivere la prima emozione, quella che sgorga da ogni cellula del corpo quando, arrivato il libro a casa, ci si appresta a portarlo fuori per lasciarlo nelle mani di qualcun’altro. In questo donare si mescolano la paura di entrare nella vita di chi leggerà i tuoi pensieri e l’entusiasmo di lasciare in loro una qualsiasi sensazione, intensa o meno che sia, duratura o breve, monocolore o arcobaleno. E’ come accendere e spegnere la lampadina della propria camera: accendi per vedere ciò che già conosci e spegni per inventare nuove realtà. E vai veloce come il vento e poi lento come una tartaruga. Il primo passo è fatto: ho spento la luce! Adesso bisogna che sperimenti l’ignoto e viva questa nuova “realtà”. Come i rugbisti del romanzo, intellettuale uno, tremendamente pragmatico l’altro, sono stata in giro ad affiggere le locandine per la presentazione del libro.
E così di giorno con Sergio eravamo occupati a organizzare tutti gli
aspetti dell’evento e di notte andavamo ad attaccare i manifesti. Non
dimenticherò mai quelle nottate e le strade silenziose e deserte che ci
consentivano di tenere lontana l’ansia del momento. Sapevamo di aver investito
tantissime risorse ed era per questo che l’entusiasmo si alternava alla paura.
aspetti dell’evento e di notte andavamo ad attaccare i manifesti. Non
dimenticherò mai quelle nottate e le strade silenziose e deserte che ci
consentivano di tenere lontana l’ansia del momento. Sapevamo di aver investito
tantissime risorse ed era per questo che l’entusiasmo si alternava alla paura.